" In ultima analisi, noi contiamo qualcosa solo in virtù dell'essenza che incarniamo,
e se non la realizziamo, la vita è sprecata "
C. G .Jung
La frase è leggermente inquietante alla luce del vissuto di questi ultimi anni, così poco incline a dare spazio al valore dell'essenza della nostra vita da esseri ... umani.
Però ha senso perché mai come adesso l'essenza potrebbe presentare il conto del lungo periodo di misconoscimento e distrazione . Chi ha trascurato di occuparsene si troverebbe con un gran vuoto da gestire in termini di angoscia, perché quello che siamo, la parte più interna di noi è quella che ci qualifica come essere umano, con desideri e volontà .
Oggi che di tempo ne abbiamo saremo poi capaci di riconnetterci con noi stessi al punto da ritrovare gli antichi codici , aprire vie ed essere felici , come lo è solo chi mantiene una connessione con l'anima unica e collettiva che ci respira ancora dentro ?
Non so, ma a volte vedo qualcosa che riconosco nello sguardo leggermente incredulo che abbiamo quasi tutti in questo momento. Come se la paura di aver perso qualcosa di sicuro si confondesse con il desiderio di cercare qualcosa d'altro. Si parla del futuro incerto che ci aspetta ora che l'impalcatura dei nostri piccoli mondi è franata, ma c'è anche la sensazione di aver davanti l'occasione di un cambiamento.
La tragedia è un paradigma da cui si esce con la consapevolezza che la precarietà della nostra vita ci può indurre a vivere meno in superficie, dando alla nostra essenza il suo ruolo, quello di guida.
Come una stella polare .
L'alternativa è il senso di vuoto.
e se non la realizziamo, la vita è sprecata "
C. G .Jung
La frase è leggermente inquietante alla luce del vissuto di questi ultimi anni, così poco incline a dare spazio al valore dell'essenza della nostra vita da esseri ... umani.
Però ha senso perché mai come adesso l'essenza potrebbe presentare il conto del lungo periodo di misconoscimento e distrazione . Chi ha trascurato di occuparsene si troverebbe con un gran vuoto da gestire in termini di angoscia, perché quello che siamo, la parte più interna di noi è quella che ci qualifica come essere umano, con desideri e volontà .
Oggi che di tempo ne abbiamo saremo poi capaci di riconnetterci con noi stessi al punto da ritrovare gli antichi codici , aprire vie ed essere felici , come lo è solo chi mantiene una connessione con l'anima unica e collettiva che ci respira ancora dentro ?
Non so, ma a volte vedo qualcosa che riconosco nello sguardo leggermente incredulo che abbiamo quasi tutti in questo momento. Come se la paura di aver perso qualcosa di sicuro si confondesse con il desiderio di cercare qualcosa d'altro. Si parla del futuro incerto che ci aspetta ora che l'impalcatura dei nostri piccoli mondi è franata, ma c'è anche la sensazione di aver davanti l'occasione di un cambiamento.
La tragedia è un paradigma da cui si esce con la consapevolezza che la precarietà della nostra vita ci può indurre a vivere meno in superficie, dando alla nostra essenza il suo ruolo, quello di guida.
Come una stella polare .
L'alternativa è il senso di vuoto.