Le luci bianche e l'odore degli ospedali non piacciono a nessuno, ma diventano marginali quando ci arrivi d'urgenza per accompagnare una persona cara...
Miriam aveva perfino voglia di fumare una sigaretta, proprio lei che non era mai stata attratta da questa abitudine, ora le sembrava che se avesse provato, il fumo d 'angoscia che aveva dentro di sè sarebbe uscito dal naso e dalla bocca insieme a quello della sigaretta ed avrebbe cominciato a sentire meno forte la pressione che le stringeva gola e stomaco.
Dentro il Pronto Soccorso mentre trasportavano urgentemente suo padre oltre le porte dell'astanteria, venne investita dall'odore del disinfettante e dall'ansia degli altri . Seduta in sala d'attesa mescolò la sua angoscia con quella altrui cercando un pò di conforto nel male comune, ma non funzionava.
Niente in quella giornata era andato bene, il malore a sorpresa di suo padre , la difficoltà ad accettare gli eventi negativi di sua madre , il suo sconfortante senso di impotenza e adesso pure il temporale che intasava la città di traffico. Il sole non avrebbe potuto cambiare le cose, ma la pioggia acuiva in lei il bisogno di lasciarsi andare alle lacrime.
Miriam però si era imposta di trattenerle , insieme al fiato, per far da sponda a sua madre seduta accanto a lei. C'era un silenzio gelido, neanche nel dolore e nella preoccupazione la gente si ricorda di far parte della stessa specie, comunicare aiuterebbe ma si preferisce sfoggiare un dignitoso riserbo, sono vecchie regole non scritte . A parte il rumore ottuso degli zoccoli delle infermiere e qualche sussurro, tutti cercavano di non far trapelare alcun suono. Si rincorrevano però dei lunghi sospiri.
E all'improvviso in quel silenzio esplose il trillo di un cellulare.
Miriam si sentì dapprima osservata, poi avvertì anche un lieve fremito sulla gamba, ma le ci volle qualche secondo in più per realizzare e rispondere alla chiamata.
-"Ciao, Miriam , sono Gio ...tutto bene ?"- la voce dall'altra parte era allegra, del tutto ignara di aver provocato un pò di scompiglio.
-"Oh, ciao ..." - Miriam si alzò per rispondere cercando l'uscita -" no non va affatto bene , mio padre si è sentito male e siamo al Pronto Soccorso io e mia madre..."-
-" Mi spiace Miriam, forse posso fare qualcosa per te, guarda ti vado a prendere i bambini a scuola, va bene ? Ti ho chiamata per chiederti se vieni in macchina con me alla cena..ma a questo punto non so .."-
-" Accidenti, mi stavo dimenticando dei bambini, Luigi è fuori città... se vuoi portarli da mia cognata... grazie cara! Stasera non credo di far parte del gruppo, ora sono tesa e poi passerò la serata a vomitare !"-
-"Facciamo così , appena sai qualcosa o hai bisogno di qualcuno, chiama che ci penso io a portarvi a casa. Un bacio e... cerca di respirare! A dopo."- Giovanna chiuse la comunicazione e cominciò a chiamare le altre.
A Miriam sembrò che una mano calda le avesse accarezzato lo stomaco, abbracciò sua madre e con un sospiro inalò l'aria asettica dell'ospedale.
E poi lasciò uscire dagli occhi, che l'ansia aveva reso asciutti , quelle lacrime che le donne adulte di oggi a volte trattengono nella convinzione che siano un segno di debolezza, lacrime che invece contengono un balsamo misterioso.