Famiglie ed
altre calamità
Capitolo 1
Un pomeriggio senza
sole in piena estate è come una cosa non finita.
Fa caldo ma non
troppo sotto questo cielo grigio e la pioggia cade senza troppa convinzione .
Prima due gocce poi il diluvio ,ma solo per 60 secondi e poi basta. Non che lo scroscio non ti lasci completamente
zuppa se ti becca alla fermata del tram, ma l'aria calda che ne segue ti
asciuga tutto, tranne i capelli. E' uno di quei momenti in cui ti chiedi se la
legge di Murphy ( ma chi cavolo è poi sto qua..)alla fine sia stata scritta su
di te al punto che se non fossi nata a nessuno sarebbe venuta in mente… neanche
a Murphy.
Menomale che a casa
ti aspetta la tua famiglia…
Che sia piccola ,
grande, allargata o semplicemente formata da due individui e dai loro parenti,
la famiglia è un luogo dove le dinamiche psicotiche trovano un habitat quasi
perfetto.
E' un groppo di
stati emotivi dove spesso i limiti del buon senso vengono spazzati via dalla
consanguineità…. Come un diritto divino ,il sangue travolge le rispettive linee
di confine e così nessuno ha più una vita privata.
La Famiglia
Bonvicini era la dimostrazione vivente di quanto queste teorie trovassero un
conforto nella realtà…
Il padre, onesto
lavoratore nell'ufficio amministrativo di una media azienda, era costantemente
preoccupato dalle uscite selvagge di denaro dal conto corrente cui non riusciva
a mettere un freno. La madre, insegnante senza incarico, praticamente casalinga,
la cui vera professione era quella di cuscino anti urto tra i membri della
family. Lavoro a cui si dedicava con perseveranza e sofferenze digestive varie.
Una persona con buon intuito e fantasia potenzialmente annichilita dal menàge.
Due figli: un ragazzo di 20anni Leonardo,
grande inventore di scuse spaziali, cui dedicava molto del suo tempo,
per non entrare a pieno diritto nel mondo degli adulti. Nulla aveva valore per
lui, almeno quel tanto da dedicarci un minimo
impegno . Quindi contestava la scuola, che "deliberatamente"
non aveva finito perché era un "contesto di frustrati", contestava il
lavoro che non gli permetteva di essere se stesso, ed il mondo intero per cui
provava orrore. Viveva la sua impasse
con uno scontento micidiale da far scontare a chi gli stava più vicino,
ovviamente.
Poi c'era Matilde,
anni 18, che di problemi faceva collezione e quando finiva i suoi aderiva alle
cause del mondo con passione rasentante la paranoia. Un'altalena di emozioni e
passioni che viveva con tutta se stessa , soprattutto nel corpo. A volte era magra
e triste, altre grassa…ma sempre triste .
Aveva letto che le persone troppo
allegre sono poco intelligenti quindi
preferiva sembrare allegra come la sacra sindone piuttosto che stupida. Capelli
tinti di nero inchiostro e gli occhi ben segnati da un chilo di kajal.
Ultimo componente
della famiglia era Rex ( quale originalità!)un bassotto leggermente schizzato,
come quasi tutti bassotti.