sabato 25 settembre 2010

La mia recensione al libro di P. Giordano -"La solitudine dei numeri primi "- ed al film di S. Costanzo

Solitamente dopo aver letto un libro,che mi è piaciuto, non vado a vederne il film . Questa volta ero curiosa perché il racconto in sé è complicato ed ha nel libro uno sviluppo cronologico preciso . Il racconto narra le storie parallele di due persone Mattia Balossino ed Alice Della Rocca, le cui esistenze vengono segnate da dei fatti dolorosi accaduti durante l’infanzia. Il seguito della loro vita rimarrà segnato dalle conseguenze inevitabili dei loro traumi. La vicenda di questi due bambini violentati nel loro intimo essere da un errato concetto di cura e amore di un padre per lei e di una madre per lui , tocca tasti sensibili per chiunque. Quasi tutti da piccoli ci siamo sentiti qualche volta soli o schiacciati dalla volontà degli adulti, ma quando la vita si avviluppa sui sensi di colpa o sul desiderio di rivalsa diventare grandi comporta una grande sofferenza . L’autore li lascia ormai adulti, camminano da soli , ce l’hanno fatta, anche se non sanno amare . La solitudine cui accenna l’autore è infatti quella di chi vive accanto agli altri sentendosi diverso. …“Sentirsi speciali è la peggiore delle gabbie che uno possa costruirsi “. - Che sia per un peso esagerato sulla coscienza o per una malfunzione fisica , sono entrambi incapaci di guardare oltre le proprie sofferenze . Arrivano all’età adulta ancora imbozzolati nelle loro paure, che non riescono a condividere con nessuno. Lo sguardo con cui lo scrittore avvolge i protagonisti e li indaga con un’attenzione discreta ed attenta allo stesso tempo è innocente e senza pregiudizi, come quello di un bambino. La bellezza di quest’opera , sta in questo modo di raccontare senza fronzoli letterari e senza timore di scoperchiare il vaso di pandora dell’orrore e della paura profonda che alloggia nell’animo umano, sempre pronta a venire fuori. La paura dei bambini , genera mostri.
Il film riesce molto bene a ripercorrere la gamma delle sensazioni evocate dal libro, ma percorre strade diverse in maniera sorprendente ed intelligente. Per prima cosa il tempo viene scansionato in modo diverso, le vicende vanno avanti e indietro in un gioco di flashback che mette l’accento principalmente sulla paura. La scelta delle inquadrature, delle luci , per esempio il corridoio dell’albergo in cui la famiglia di Alice passava le vacanze di natale, sembra un omaggio a “ Shining ”. I sogni di Alice, già grande , che la portano da casa sua a quella di Mattia attraverso un bosco oscuro invece, sembrerebbero quasi un riferimento al “ paese delle meraviglie” di Carrol . Gli attori che interpretano i due protagonisti non sono molto conosciuti e questo va a favore di una certa ricerca della verità, l’anonimato aiuta la compartecipazione più profonda. (Alba Rorhwacher, l’attrice che impersona perfettamente Alice ha una notorietà di nicchia. )Oltre alla paura c’è ben descritta una profonda incertezza nei confronti dell’amore . I due protagonisti arrivano ad essere…” vicini, ma non abbastanza da sfiorarsi davvero “. Il pensiero che ci accompagna all’uscita dalla sala ripercorre l’ineluttabilità di certe scelte e la consapevolezza che l’infanzia sia il vaso in cui vengono piantate le risorse, le capacità ed il desiderio verso la vita che ci porta al futuro, anche se l’acqua con cui si annaffiano le sementi a volte, viene dall’abisso.

Holly

Holly
"..Davvero pensi che non ti abbia capito..."

Lothlorien

Lothlorien
" Là dove tutto il mondo s'incontra in un solo nido"