Il cucchiaino nella tazza vuota del caffelatte, le briciole di pane sul tavolo della cucina, la marmellata di ribes lasciata aperta, i resti inequivocabili della colazione sembravano ad Anna più che il solito mattutino lascito familiare, un segno da interpretare , come le foglie del tè...
Non voleva dimenticarsi di aver avuto dal destino un'altra chance, per questo si rifaceva ad una sorta di divinazione e rispettava dei rituali che si era creata per dare più 'spazio 'ai momenti comuni. I resti della colazione ne facevano parte.
Come le briciole di Pollicino, l'avrebbero condotta a ritrovare la via di 'casa'. La dimora della fiducia e del coraggio di guardare avanti.
Lasciava la tavola così e se ne andava a lavorare altrove, non sapeva per quanto tempo sarebbe durato il percorso di recupero, ma sembrava funzionare ...l'ombra della paura si stava piano piano allontanando da loro.
La voce di Ester, argentina, aleggiava in giro per casa e le sue risate quando era insieme alle compagne di scuola, contagiavano Anna d'allegria .
Amava avere per casa frotte di ragazzini, anche se a volte erano troppo rumorosi e doveva riprenderli, le piaceva l'energia che lasciavano in giro.
Ester aveva ripreso il filo della sua vita con la naturalezza di chi non è abbastanza cosciente della precarietà dell'esistenza.
E proprio dal suo naturale approccio alla vita erano ripartiti anche lei e Deva.
Si era rivelato un uomo molto coraggioso, non faceva mai pesare a nessuno la sua condizione, e teneva alto il suo spirito , nonostante le sedute di fisioterapia lo facessero tornare a casa come un sacco vuoto.
Non sapeva con sicurezza se avrebbe mai ripreso a... correre, ma dentro di sè teneva acceso il fuoco della speranza e questo gli bastava per sollevarsi tutte le mattine dal letto e sorridere ad Anna.
La sera tardi, anche se cominciava ormai a fare fresco, se ne stavano seduti fuori in giardino sotto la maestosa chioma di un olmo, protetti , dalle ingiurie del tempo e del cielo.
Si abbracciavano e parlavano del futuro.
fine