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Esperire il deserto...

Recentemente ho letto un libro di Eric E. Schmitt : "La notte di fuoco"... E come spesso mi accade leggendo questo autore ne sono rimasta colpita. Racconta di un'esperienza nel deserto algerino che si traforma in una vera e propria iniziazione. Una storia che ha ragioni reali perché veramente successa a Schmitt quando aveva 28 anni .Il passaggio nel deserto cambia la visione di se stessi e della propria vita in molti partecipanti a questa avventura. Per il giovane Eric, la cui "presuntuosa" ingenuità lo porterà a rischiare la vita, sarà invece l'occasione di incontrare il divino nella grandezza della Natura più cruda e meravigliosa ed anche nell'infinitesimalità dell'Uomo.

M'incamminai all'alba col mio cane

e visitai il mare.

Le sirene vennero fuori

per guardarmi.

I vascelli a fior d'acqua

protesero mani di canapa

pensando ch'io fossi un topo

arenato nella sabbia.

Ma nessuno mi spostò - finchè

sulle mie scarpe non salì

la marea - sul grembiule

sulla cintura e sul corsetto.

E parve che volesse ingoiarmi

tutta - come fossi una stilla di rugiada

sull'orlo d'un dente di leone.

Allora, anch'io mi mossi.

Il mare m'inseguiva,

sentivo alla caviglia il suo tallone

d'argento, ed ecco - le mie scarpe

traboccarono di perle,

finchè incontrammo la città impassibile

e il mare sembrò non conoscere nessuno.

S'inchinò, mi dette uno sguardo potente -

e si ritirò.

(1862 - Emily Dickinson )

Recensione al libro "La bastarda di Istanbul" -Elif Shafak- BUR ed.

La lettura di questo libro equivale ad un viaggio dentro la città di Istanbul, come quello che intraprende Armanoush accompagnata da Asya...

Un viaggio che, oltre lo spazio fisico di un luogo al limite tra due mondi, l'occidente e l 'oriente, fluisce anche nel tempo storico di quasi vent'anni.

L'autrice accompagna il lettore attraverso gli umori e i pensieri di una famiglia di sole donne, dentro un konak tipico istanbulita pieno di profumi di cibo cucinato con sapienza , carico di spezie, semi e frutti di una terra ricca di rituali gastronomici e magici.

Il soprannaturale qui , rivela l'autrice attraverso le parole di un suo personaggio,è un 'esperienza trasversale. Prescinde dai formalismi e dai dogmi religiosi, semplicemente c'è. Istanbul è un crogiolo di culture e credenze dove ogni gruppo vive la sua unicità ed insieme convive .

Più si avanza nella trama del racconto, più le persone e la città stessa si rivelano . Così il vento salmastro che soffia tra i vicoli e le piazze, sembra di sentirlo davvero sulla propria pelle, come i sapori e gli odori delle vivande si avvertono sulla lingua e nel naso. E' un'esperienza percettiva .

La storia si dipana sulle vicende intrecciate fra loro di due famiglie una armena della diaspora ed una turca, e sulle conseguenze derivate dall'incontro.

Il passato, segnato dalle atrocità di un genocidio, rappresenta

un legame unico con le proprie origini per la famiglia armena cui appartiene la giovane Armanoush ; l'oblìo di un passato dimenticato in fretta e la ricerca di un senso possibile nel futuro sono invece il presente del popolo turco, di cui fa parte la famiglia di Asya .Il passato per lei è oscuro e nasconde il volto del padre che non ha mai conosciuto.

La visione che si presenta attraverso il prisma delle relazioni parentali e non, svela un nucleo nel faticoso equilibrio tra amore ed odio nelle dinamiche di famiglia.

Grazie ad una scrittura intensa , ricca di immagini ed emozioni la lettura di questo romanzo è un piacere e per me una vera rivelazione.

Tentare l'intentato...

" Voglio capire come Dio ha creato il mondo. Non mi interessa questo o quel fenomeno in particolare : voglio penetrare a fondo il Suo pensiero. Il resto sono solo minuzie...l'esperienza più bella che possiamo avere è il senso del mistero. E' l'emozione fondamentale che accompagna la nascita dell'arte autentica e della vera scienza. Colui che non la conosce, colui che non può più provare stupore e meraviglia è già come morto, e i suoi occhi sono incapaci di vedere. "
( A.Einstein )

Recensione al libro: " Io sono il tenebroso" di Fred Vargas - 1997

Alla ricerca della verità, inseguendo un assassino di giovani donne che sembra colpire secondo un disegno preciso.
Una catena di delitti che avvengono di sera a Parigi e forse sono collegati a dei casi analoghi, avvenuti vent'anni prima in una cittadina sulla Loira, Nevers.
Attori di questa vicenda, oltre alle povere vittime e all'omicida, sono un detective, Ludwig-Louis ex funzionario ministeriale che non esita a mostrare il vecchio tesserino come un lasciapassare universale ed ha un rospo come confidente e quattro amici con lavori ed interessi singolari, tutti scapoli e un pò malinconici, che vivono insieme in una grande casa. E poi un numero imprecisato di loschi figuri, questi ultimi apparentemente tutti potenziali esecutori dei delitti.
Ludwig- Louis viene coinvolto nella storia dalla richiesta d'aiuto di una vecchia prostituta del quartiere, sua amica, che vuole salvare un ragazzo ritardato di cui si era presa cura quando era un bambino. Il suo nome è Clemènt ed è ricercato dalla polizia.
Tornano alla mente i libri di George Simenon, la carnalità dei personaggi e poi gli odori ed i sapori di Parigi, la pioggia che " la rende romantica " e le storie della gente, incastonate nel tessuto stesso della città come le pietre nel selciato dei vicoli, dove tutto partecipa alla creazione della storia.
L'ambientazione è curata nei dettagli e si respira un po' l'aria bohemienne dei personaggi, gente in bilico tra una tranquilla vita borghese e la propria personale idea dell'esistenza. Le loro idiosincrasie, le fissazioni, il disordine e le manie fanno da corollario ai passaggi del racconto, sono tracce per allargare la visuale.
L'autrice descrive i suoi personaggi con indulgenza ironica, li vuole umani e reali, al punto che alla fine dispiace quasi lasciarli nel libro.
La città diventa una tavolozza di colori in cui si mescolano e s'intrecciano le anime dei protagonisti, materia da cui nascono storie di vita e di morte.
Il ritmo ad un certo punto diventa incalzante e trascina il lettore in una corsa per le vie del centro di Parigi, sarà un gara contro il tempo nel tentativo di salvare l'ennesima ignara vittima.
E' davvero una lettura piacevole.
In Francia la Vargas è considerata una grande scrittrice di gialli, a me che la leggo per la prima volta, piace anche la sua qualità nel descrivere persone e luoghi.

L'ultimo film...impressioni...

Basilicata coast to coast---di Rocco Papaleo
Inaspettatamente delizioso questo film, una passeggiata insieme agli attori sulle strade di una regione che non conosco e che scopro bella e poco contaminata .
Certo lo sguardo è quello di Rocco Papaleo, che in Basilicata ci è nato e cresciuto, ma nonostante l'amore con cui fotografa i luoghi della sua terra gli si può riconoscere un'ironia intelligente nel descrivere la filosofia di vita di un uomo del sud però moderno, che accetta la vita e le persone per quello che sono senza voler in tutti i modi intervenire ad aggiustare le cose. In equilibrio tra l'incapacità pratica di concludere qualsiasi cosa e una visione 'altra' della vita, lontana dai martiri e dagli eroi, e più percettiva.
I protagonisti sono cinque 'drop out', un pò malinconici all'inizio, non molto adattati a vivere agevolmente il tempo corrente, che però hanno dei numeri da giocare in questa esperienza.
Un viaggio temporale, quasi che ogni passo li portasse non solo lungo i tratturi e le strade della basilicata,ma anche indietro nel tempo...fino agli anni settanta e ottanta.
L'esperienza del viaggio che quasi tutti noi 'ragazzi' di cinquant'anni abbiamo fatto da giovani, o perlomeno a me ricorda qualcosa.

L'ultimo film , la prima impressione

"Cosa voglio di più" - A volte la vita vera rompe il velo delle convenzioni che ci siamo costruite attorno, dallo squarcio possiamo riconoscere e distinguere ciò che vogliamo da quello che pensiamo di volere o di poter avere. Milano è sullo sfondo, una città sfuocata, come le vicende dei personaggi. A fuoco c'è solo l'incontro tra due persone che avviene in uno spazio e in un tempo non consentito,non "reale". La storia che viene raccontata è piuttosto comune,ma forse il graffio sta nel dubbio che chiunque si può porre ad un certo punto: sto vivendo o mi lascio vivere ?
"Cosa voglio di più" - di Silvio Soldini

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domenica 27 novembre 2011

Holly

Lothlorien

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